PSICOTERAPIA: QUALE SCELGO?

Quando ci si trova ad avere la necessità di contattare uno psicoterapeuta, la scelta di chi contattare può essere la parte più difficile. Una strada possibile è quella di affidarsi a consigli di amici, conoscenti o altri professionisti, ma se questo non è possibile, capita di affidarsi alla rete, scoprendo che l’offerta è davvero ampia!

Anche restringendo il campo rispetto alla zona di interesse (vicino o lontano da casa? facilmente raggiungibile o lontano dalla città?), alle caratteristiche preferite nel terapeuta (uomo o donna? giovane o più esperto?) e ad altri fattori più “di pancia”, rimane una grossa incognita, che è l’orientamento seguito. Sfogliando tra i profili online dei molti terapeuti presenti, si legge di “approccio psicodinamico, cognitivo-comportamentale, relazionale, sistemico, centrato sul cliente, transazionale” e così via. Chi non è del mestiere, o non ha avuto modo di fare un’esperienza diretta di psicoterapia, può rimanere confuso da così tanti termini e soprattutto domandarsi se ci sia un approccio migliore per la sua situazione specifica.
Non entrerò nel confronto tra i diversi approcci, trattato ampiamente altrove, ma vorrei portare l’attenzione su uno studio (o meglio, una serie di studi) che confrontando i vari approcci psicoterapeutici ha individuato il fattore più importante : la relazione terapeutica.

Uno dei lavori più importanti sull’argomento è “The great psychotherapy debate” dello psicologo Bruce Wampold nel 2001. Passando in rassegna i vari studi che hanno esaminato gli esiti della psicoterapia, Wampold ha concluso che i fattori relazionali come l’alleanza terapeutica tra il terapeuta e il paziente erano molto più importanti di qualsiasi altra variabile relativa all’approccio usato.
In altre parole, ci sono situazioni in cui un approccio può essere preferito rispetto ad un altro, ma in ultima analisi, quello che fa davvero la differenza è una buona relazione con un terapeuta empatico, non giudicante, in grado di accogliere la storia del paziente e di costruire insieme un senso condiviso che causi minore sofferenza.